venerdì 21 dicembre 2007

Poesia di Natale

Tu
che
ne dici
SIGNORE se
in questo Natale
faccio un bell’albero
dentro il mio cuore, e ci
attacco, invece dei regali,
i nomi di tutti i miei amici: gli
amici lontani e gli amici vicini, quelli
vecchi e i nuovi, quelli che vedo ogni gior-
no e quelli che vedo di rado, quelli che ricordo
sempre e quelli a volte dimenticati, quelli costanti
e quelli alterni, quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire
e quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire, quelli che
conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi
devono poco e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici ed i miei
amici importanti, i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita.

Un albero con radici
molto profonde, perché
i loro nomi non escano
mai dal mio cuore; un
albero dai rami molto
grandi, perché i nuovi
nomi venuti da tutto il
mondo si uniscano ai già
esistenti, un albero con
un’ombra molto gradevole
affinché la nostra amicizia,
sia un momento di riposo
durante le lotte della vita

Questa poesia non è mia e non ne conosco l'autore, l'ho trovata su internet, mi è piaciuta e l'ho pubblicata per farvi i miei auguri.

Buon Natale


L'Arts Academy Choir augura a tutti
Buon Natale e felice anno nuovo.
Con l'augurio che il prossimo anno possano avverarsi tutti i vostri desideri e sia un anno pieno di Gospel!

mercoledì 19 dicembre 2007

12 days of Christmas - Muppets & John Denver


The 12 days of Christmas sung by the Muppets & John Denver

Merry Christmas Mr. Bean


Mr. Bean (Rowan Atkinson) goes Christmas shopping

Crime Time: The Gift


Ho Ho Ho! Shifty (The Criminal) dresses up like Santa Claus in an attempt to make off with stolen Christmas gifts.

lunedì 10 dicembre 2007

... e Ombretta pianse


Un contributo di Silvia relativo al concerto del 28 novembre scorso.

Il Dottor Pelosone dice: “Anche se pochi, pensate che avete regalato un momento di gioia a questi bambini e ai loro genitori”…e Ombretta non è riuscita a trattenere le lacrime: e chi può biasimarla?
Mi giro e…anche Priscilla rimane contagiata dalle lacrime. A quel punto, come potevo io esimermi dal fare loro compagnia?
Un pianto delicato e liberatorio e anche adesso, nel ricordare il momento, non riesco a trattenere qualche lacrima.
E’ stata un’esperienza emozionante, intensa, esaltante, coinvolgente…vera!
I “dottor sogni” nelle persone di: dottor Pelosone, dottoressa Irina Pirina e il mitico dottor Stropiccio, sono persone magnifiche, non ci sono parole per descrivere lo splendido lavoro che compiono.
Mi ritengo onorata di aver partecipato a questo straordinario evento (chiamarlo concerto mi sembra riduttivo) perché poter vedere i “dottor sogno” all’opera è un’esperienza che tutti dovrebbero fare per capire quale grande lavoro essi compiono.
Cantavamo e il dottor Stropiccio si aggirava tra di noi.
Più lui si agitava, ballava, cantava (o faceva finta), si dimenava e faceva volare le scarpe in qua e in là, più noi facevamo fatica a rimanere seri: anche i nostri bambini interiori sono venuti fuori a godersi lo spettacolo!
Penso di poter parlare per tutti dicendo che si era creata un’atmosfera speciale e quel gruppetto di persone: noi coristi, i bambini, i loro genitori e i dottori, si è ritrovato in un angolo di Paradiso come se tutto si fosse fermato e non esistesse più niente oltre noi.
Il vero miracolo comunque, sono e rimangono i bambini che, anche nella malattia, sorprendono gli adulti e sono più adulti degli adulti stessi.
Io ho l’onore di conoscere uno di questi piccoli-grandi eroi. Ha 11 anni si chiama Fausto e ha quasi vinto la sua guerra. Anche a lui, che con i suoi soli 11 anni mi ha insegnato molto, va il mio piccolo pensiero. Vorrei ricordare anche la sua zia che è una mia carissima amica, la quale è stata accanto a Fausto in ogni momento e lo è tutt’ora, e aggiungo un mio personale ringraziamento perché è sempre molto vicina anche a me e mi tratta come una piccola principessa: grazie Maria!...e grazie Fausto!
Tornando al nostro concerto, beh, che altro aggiungere…queste sono le esperienze, le emozioni, che ci permette di vivere la musica, e in più ci divertiamo anche!!!
Tornata a casa, la sera, ho incontrato le mie nipoti (ne ho 2 di 7 e 8 anni), le ho abbracciate come se stessi abbracciando i bimbi che erano venuti ad ascoltarci, ma soprattutto come se stessi abbracciando tutti quelli che non c’erano ai quali va dedicato il nostro pensiero e ovviamente….la nostra musica!
Silvia

venerdì 7 dicembre 2007

Oda al gato


Metto anche la versione in lingua originale della stessa poesia.





Los animales fueron
imperfectos,
largos de cola, tristes
de cabeza.
Poco a poco se fueron
componiendo,
haciéndose paisaje,
adquiriendo lunares, gracia, vuelo.
El gato,
sólo el gato
apareciò completo
y orgulloso:
naciò completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.

El hombre quiere ser pescado y pájaro,
la serpiente quisera tener alas,
el perro es un león desorientato,
el ingeniero quiere ser poeta,
la mosca estudia para golondrina,
el poeta trata de imitar la mosca,
pero el gato
quiere ser sólo gato
y todo gato es gato
desde bigote a cola,
desde presentimiento a rata viva,
desde la noche hasta sus ojos de oro.

No hay unidad
como él,
no tienen
la luna ni la flor
tal contextura:
es una sola cosa
como el sol o el topacio,
y la elástica linea en su contorno
firme y sutil es como
la línea de la proa de una nave.
Sus ojos amarillos
dejaron una sola
ranura
para echar las monedas de la noche.

Oh pequeño
emperador sin orbe,
conquistador si patria,
mínimo tigre de salón, nupcial
sultán del cielo
de las tejas eróticas,
el viento del amor
en la intemperie
reclamas
cuando pasas
y posas
cuatro pies delicados
en el suelo,
oliendo,
desconfiando
de todo lo terrestre,
porque todo
es inmundo
para el immaculado pie del gato.

Oh fiera independiente
de la casa, arrogante
vestigio da la noche,
perezoso, gimnástico
y ajeno,
profundíssimo gato,
policía segreta
de las habitaciones,
insignia
de un
desaparecido terciopelo,
seguramente no hay
enigma
en tu manera,
tal vez no eres misterio,
todo el mundo te sabe y perteneces
al habitante menos misterioso,
tal vez todos se creen dueños,
propietaros, tíos
de gatos, compagñros,
colegas,
discípulos o amigos
de su gato.

Yo no.
Yo no subscrivo.
Yo no conozco al gato.
Todo lo sé, la vida y su archipiélago,
el mar y la ciudad incalculabile,
la botánica,
el gineceo con sus extravíos,
el por y el meno da la matemática,
los embudos volcánicos del mundo,
la cáscara irreal del cocodrilo,
la bondad ignorada del bombero,
el atavismo azul del sacerdote,
pero no puede descifar un gato.
Mi razón resbaló en su indiferencia,
sus ojos números de oro.

Ode al gatto


oggi voglio postare una bella poesia di Pablo Neruda, dedicata a tutti gli amanti dei gatti.





Gli animali furono
imperfetti, lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono nèi, grazia. volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.

L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere le ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca di imitare la mosca,
ma il gatto
vuole essere solo gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.

Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l'immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c'è
enigma
nel tuo contegno,
forse sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare il gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.

mercoledì 5 dicembre 2007

Mercatini di Natale

Sabato 8 dicembre, alle ore 18, nella chiesa prepositurale di Fivizzano, l’Arts Academy Choir eseguirà un concerto con canti tradizionali natalizi e musica gospel.
L’evento si terrà in occasione del tradizionale mercatino natalizio allestito nelle vie e nelle piazze di Fivizzano.
Una bella occasione per gli amanti della musica che potranno ascoltare oltre ai canti natalizi classici anche brani meno conosciuti ma altrettanto coinvolgenti.
La seconda parte del concerto sarà invece dedicata alla musica spiritual e gospel.

Concerto per Elsa

Domenica 16 dicembre, alle ore 20 e 30, nella chiesa di San Giacomo a Podenzana, l’Arts Academy Choir eseguirà un concerto per raccogliere fondi per la piccola Elsa.
Elsa è una splendida bambina di otto anni che ha bisogno, per guarire dalla sua malattia, di una costosissima terapia da effettuarsi all’estero. I medici hanno garantito che potrà cominciare a parlare e così, il Comune di Podenzana ha accolto l’idea della pro loco, rinunciando alle tradizionali luminarie natalizie per devolvere la cifra necessaria per un più nobile scopo.
Anche il concerto del 16 avrà la stessa finalità: raccogliere fondi per rendere possibile questo sogno e fare felice una bambina e tutta la sua famiglia.
Anche questo è un aspetto del Natale che è alle porte e, forse, è uno dei suoi aspetti più belli; quello lontano dallo sfavillio del consumismo, dai regali inutili, dallo spreco ma che arriva dritto al cuore di chi vuole ascoltarlo.

martedì 4 dicembre 2007

E' andata...

E' andata... bene.
Finalmente ieri ho superato l'esame che mi ha impegnato così tanto e quindi, spero, posso smettere di tediare i miei amici e quelli che mi sono stati vicini e posso invece dedicarmi all'aggiornamento del sito e del blog.
Nel frattempo sono usciti nuovi appuntamenti.
Nei prossimi post e sul sito vi terrò aggiornati.

venerdì 30 novembre 2007

Buon compleanno


Oggi l'Arts Academy Choir compie un anno.
  • 13 concerti fatti e chissà quanti da fare;
  • un centinaio di prove;
  • qualche amico che ha dovuto lasciare il coro ma altri nuovi amici hanno deciso di percorrere questa strada con noi;
  • un repertorio ampliato e rinnovato;
  • tantissime emozioni.
Penso che sia un bilancio molto positivo.
Perciò... tanti auguri a tutti!

giovedì 22 novembre 2007

John Kennedy


Oggi ricorre l'anniversario della morte di John Kennedy assassinato a Dallas nel 1963.
Kennedy è stato il primo (e al momento unico) Presidente degli Stati Uniti di religione cattolica. Fu anche il primo presidente americano ad essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire ricoprendo la carica.
Penso che ogni fatto, anche tragico, anche lontano, debba insegnarci qualcosa.
Che cosa abbiamo imparato da quell'evento?

martedì 20 novembre 2007

L'aggiornamento del blog

Speravo di poter essere più libero da oggi e di poter aggiornare il blog... e invece no, mi aspettano ancora un po' di giorni molto impegnativi. Pazienza, in compenso sono riuscito ad aggiornare il sito del coro inserendo varie cose tra cui i nuovi concerti.
Infatti, per ora, sono quattro i concerti che faremo nei prossimi giorni.
il primo è sempre quello che faremo all'ospedale Gaslini e poi... visitate il sito per saperlo!

mercoledì 31 ottobre 2007

Memoria

Per ricordare i prossimi giorni ho inserito anche due video molto diversi tra loro che, però, a parer mio, trasmettono la stesso messaggio: il messaggio del Gospel.

Swing low sweet chariot


"Swing Low, Sweet Chariot" is a United States African-American Negro spiritual song. While sung primarily in black churches and throughout the nation in traditionally African-American venues, it also has a large association with English rugby union and is also regularly sung at England national rugby union team matches. It is sometimes called "Coming for to carry me home”.

Swing Low, Sweet Chariot was composed by Wallis Willis , a one-time slave of the Choctaw Native Americans in the old Indian Territory, around 1862. He was inspired by the Red River which reminded him of the Jordan River and of the Prophet Elijah being taken to heaven by a chariot. Others state that the Mississippi River or the Ohio River could be substituted for the Jordan River. Some latter day sources imply that this song and Steal Away to Jesus—also composed by Willis—had some hidden lyrics referring to the Underground Railroad.

It is important to note that since the song "Steal Away" was a code song for the Underground Railroad, it would have originally been composed before 1862.

Unfortunately, the original composer's name is permanently lost to history. Alexander Reid, a minister at a Choctaw boarding school, heard Willis singing the songs and transcribed the words and melodies. He sent the music to the Jubilee Singers of Fisk University in Nashville, Tennessee. The Jubilee Singers then popularized the songs during a tour of the United States and Europe.

The song enjoyed a resurgence during the 1960s Civil Rights struggle and the folk revival; it was performed by a number of artists, perhaps most famously during this period, by Joan Baez during the legendary 1969 Woodstock festival.

Santi e defunti

Nei prossimi giorni sarà la ricorrenza dei Santi e dei defunti.
I post che ho inserito in questi ultimi tre giorni vogliono essere uno spunto di riflessione per far si che in questi giorni possiamo sentire ancora più vicini a noi i nostri cari defunti, i nostri Santi.

"L'amore supera la morte e la morte non fa più paura per chi ama"


Buona festa a tutti.

P.S. molto probabilmente per un po' di giorni non riuscirò ad aggiornare il blog; vedrò di rifarmi aggiornandovi con le novità del coro ed i prossimi appuntamenti.

Oh, When the Saints


Afrikanischer Strassenmusikant singt Oh, When the Saints in der Fussgängerzone in Essen. Obdachloser singt im Background. Da ist doch Alkohol im Spiel.

martedì 30 ottobre 2007

Filippesi

La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.

Dalla lettera ai Filippesi, cap.3.

Ho inserito questo post poiché si stanno avvicinando le ricorrenze dei defunti e dei santi.

lunedì 29 ottobre 2007

L'infinito


Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Questo testo è tratto dalla "Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria", vol. 3, di Mario Pazzaglia. Ed. Zanichelli
Prima edizione, marzo 1979.

L'immagine all'inizio del post, invece, è il secondo autografo de "l'infinito" (conservato all'archivio comunale di Visso)

Penso che non occorrano commenti... anche se le vostre impressioni mi fanno sempre piacere.

sabato 27 ottobre 2007

Old time religion

Words & Music: Adapt­ed from an Af­ri­can-Amer­i­can spir­it­u­al by Charles D. Tillman who first heard it at an 1889 camp meet­ing in Lex­ing­ton, South Car­o­li­na.

This song was sung in the Acad­e­my Award win­ning mo­vie Ser­geant York (1941).

Refrain

’Tis the old time religion,
[or Give me that old time religion]
’Tis the old time religion,
’Tis the old time religion,
And it’s good enough for me.

It was good for our mothers.
It was good for our mothers.
It was good for our mothers.
And it’s good enough for me.

Refrain

Makes me love everybody.
Makes me love everybody.
Makes me love everybody.
And it’s good enough for me.

Refrain

It has saved our fathers.
It has saved our fathers.
It has saved our fathers.
And it’s good enough for me.

Refrain

It will do when I am dying.
It will do when I am dying.
It will do when I am dying.
And it’s good enough for me.

Refrain

It will take us all to heaven.
It will take us all to heaven.
It will take us all to heaven.
And it’s good enough for me.

Refrain

venerdì 26 ottobre 2007

Concerto di Natale

Nuovi appuntamenti attendono il nostro coro per il periodo natalizio.
Venerdì 21 dicembre, alle ore 21,00, saremo nella chiesa Stella Maris di Tellaro - Lerici (SP).
Per conoscere le date degli altri concerti, tornate a visitare questo blog oppure guardate il sito ufficiale dell'Arts Academy Choir alla sezione "concerti".

lunedì 22 ottobre 2007

Concerti di Natale - locandina


Questa è la locandina che ci accompagnerà per tutti i nostri concerti di Natale.

Concerti di Natale

Già dal concerto del 28 novembre, e in tutti i concerti che verranno nel periodo natalizio, cominceremo a proporre, oltre al repertorio Gospel, anche un repertorio tipicamente natalizio, con carols e canti tradizionali del natale. Stiamo studiando un nuovo repertorio per poter presentare sempre qualcosa di nuovo e coinvolgente.

Nuovi concerti

Cominciano a definirsi le date dei prossimi concerti.
Per adesso, il prossimo appuntamento è per mercoledì 28 novembre a Genova presso l'auditorium dell'ospedale Gaslini.
Questo concerto è organizzato insieme agli amici della Fondazione Theodora per i quali e con i quali abbiamo già fatto un bellissimo concerto alla Spezia.
Era tanto tempo che cercavamo di organizzare questo appuntamento e finalmente ci siamo riusciti.
Appena possibile aggiornerò il sito inserendo le date dei concerti che via via si vanno definendo.

sabato 20 ottobre 2007

Total Praise

Total Praise - Richard Smallwood with his band and orchesta. Live from Atlanta, GA, 1996.


Ti ricordi?

Un'altra bella poesia dal blog di Stefano

"La luce gioca sopra il legno
disegnando tanti ovali
in mezzo all'ombra.

Musica nel silenzio,
i ricordi assordano la mente,
ma da Quando vengono?

Fuori ci sono nuvole,
il Cielo è coperto,
lo era anche quel giorno,

Ti Ricordi?"

mercoledì 26 settembre 2007

Screams

Screams, Man,
Screams for the Darkness
who surrounded this World,
Screams for the Fear
who destroyed all the Lights,
Screams for your Love,
your Tired Love,
Screams for all the Wars,
while the Money God Screams
for his Appetite of
Gold, Diamonds, Blood, Death
and People's Souls.
Questa è una poesia tratta dal blog di Stefano: L'Isola Delle Mille Arti.
Mi è piaciuta molto.

lunedì 24 settembre 2007

Corriere della Sera


Il celebre attore aveva 84 anni. Ha portato nel mondo le storie di Bip
Francia, è morto il mimo Marcel Marceau
La notizia diffusa dalla radio France Info che è stata avvertita dalla famiglia. Ispirato da Charlot è stato tra i più grandi attori muti

PARIGI - Il famoso mimo francese Marcel Marceau è morto sabato notte all'età di 84 anni. Lo ha annunciato la radio France Info precisando di essere stata avvertita dalla famiglia. Sempre la famiglia, secondo quanto riferisce l'edizione online del quotidiano francese Le Figaro che cita la figlia Aurélia, ha annunciato di non voler divulgare per il momento né le circostanze né il luogo del decesso.
LA VITA - Nato a Strasburgo nel 1923 da una famiglia ebrea (il suo vero nome era Marcel Mangel), era stato costretto a cambiare identità e a lasciare la sua città per sfuggire alle persecuzioni naziste. Durante la Seconda guerra mondiale fu combattente al fianco di Charles De Gaulle nelle forze per la liberazione della Francia. Ha intrapreso la carriera artistica nel dopoguerra, folgorato dalla sua passione per Buster Keaton, i fratelli Marx e soprattutto Charlie Chaplin. E' stato sposato tre volte e ha avuto quattro figli.
BIP IL CLOWN - Esibendosi nei teatri di tutto il mondo, ma anche partecipando a show televisivi e film (tra i più famosi «Les enfants du Paradis»), Marceau ha rilenciato l'arte della mimica. Per lungo tempo la sua è stata l'unica compagnia teatrale di mimi al mondo. Nel 1947 Marceau ha dato vita al personaggio di Bip - il clown silenzioso con maglietta a strisce orizzontali, faccia bianca e cappello a cilindro deformato ornato da un fiore rosso - diventato il suo alter-ego. Bip, una sorta di moderno Pierrot, personaggio dall'animo nobile e fragile che richiama per molti versi il piccolo vagabondo del suo mito Charlot, è stato il protagonista di numerosi spettacoli e di molti mini-sceneggiati e pièces teatrali. La sua arte, oltre ad avere riscosso successi in tutto il mondo (particolarmente riuscite ad esempio le sue tournée in estremo oriente, soprattutto in Cina e Giappone), ha influenzato anche uno degli idoli della musica pop contemporanea, Michael Jackson, che dalla mimica ha tratto ispirazione per alcuni delle sue coreografie in scena e nei videoclip.
LE ONORIFICENZE - Per i suoi meriti artistici il governo francese gli ha conferito la massima onorificienza dello Stato, Officiale della Legione d'Onore. Ha inoltre ricevuto la medaglia vermiglia della Città di Parigi nel 1978. Nel 1998, l'allora presidente Jaques Chirac lo ha nominato Grande ufficiale dell'ordine del Merito. Riconoscimenti e premi gli sono poi stati assegnati in tutto il mondo durante l'intera e lunga carriera. Nel 1999 la città di New York ha addirittura dichiarato il 18 marzo come «Marcel Marceau Day».
«TESTIMONE SILENZIOSO» - «Il mio mestiere è non parlare - ha spiegato Marceao in un'intervista -. Il mimo è il testimone silenzioso della vita di un uomo. Questa arte tocca le coscienze del mondo intiero senza distinzioni di lingua, di razza e di colore e consente di creare veramente un'unione fra tutte le persone del mondo».
A. Sa. 23 settembre 2007

L'Unità


Scompare Marcel Marceau, l'artista del mimo

Se ne va Marcel Marceau, il Charlie Chaplin del mimo, uno dei più grandi interpreti dell'antica arte del mimo, forse il più celebre di sempre. Nato a Strasburgo nel 1923 con il nome di Marcel Mangel nel 1939 aveva cambiato il cognome in Marceau per nascondere le sue origini ebraiche. Entrato nella resistenza nel 1944, alla fine della guerra aveva pensato di dedicarsi alla pittura e di seguire la scuola d'arti decorative di Limoges. Ma la passione del teatro alla fine aveva prevalso; Marceau aveva debuttato sotto Charles Dullin nel "Volpone" nel teatro di Sarah Bernard.

Ma l'incontro nel 1946 con Etienne Decroux ha segnato la sua scelta definita per il mimo. Nello stesso anno ha recitato con la compagnia di Renaud-Barrault il ruolo di Arlecchino nel 'Battistà, una pantomima tratta dal film di Carnè Les enfants du paradis. È dalla sua passione per Buster Keaton, i fratelli Max e soprattutto Charlie Chaplin che nasce l'anno dopo il personaggio di Bip. Bip, il Pierrot del XX secolo, era nato nel 1947; figlio delle difficoltà del dopo guerra e del nuovo mondo che si delineava con un modello come riferimento: il vagabondo di Chaplin. Nel 1949 aveva fondato la compagnia di mimo Marcel Marceau, la prima al mondo del suo genere. Via via Marceau con una serie di lavori come Le jouer de flute, Exercises de style, Le matador, Le petit cirque, Paris qui rit, Paris qui pleure, aveva saputo imporre la sua figura, la sua silouette nervosa e minuta, il suo viso livido attraversato da tutti i sentimenti, dall'allegria alla tristezza più cupa.

Diventato famoso anche oltre oceano, Marceau aveva partecipato negli Stati Uniti anche a numerosi film quali First class, Shanks, Barbarella (di Roger Vadim), Silent movie, ovvero L'ultima follia (di Mel Brooks). La compagnia di Marceau ha lavorato negli anni nei principali teatri parigini e mondiali; dal 1969 al 1971 l'artista ha animato la scuola internazionale di mimo e poi nel 1978 ha dato vita alla scuola internazionale di mimodramma di Parigi.

Eletto all'Academie des beaux-artes nel 1991, due anni dopo ha organizzato la nuova compagnia del mimodramma di Marcel Marceau che ha animato la scena dell'espace Cardin dal 1993 al 1997. Il grande mimo ha anche scritto numerosi libri tra i quali la storia di Bip, il terzo occhio e diversi lavori per bambini. La cerimonia funebre del Charlie Chaplin del mimo, morto attorniato da tutta la famiglia, si terrà al cimitero monumentale di Parigi di Père-Lachaise. Per il momento i figli hanno annunciato di non voler rendere note le circostanze e il luogo della morte di Marcel Marceau.

sabato 15 settembre 2007

Somewhere Over the Rainbow

E, per finire... ecco la traduzione del testo.

Ok, questa è per Gabby

Da qualche parte sopra l'arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Beh vedo gli alberi del prato e
anche le rose rosse
le guarderò mentre fioriscono
per me e per te
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

Beh vedo cieli blu e nuvole bianche
e la luminosità del giorno
mi piace il buio e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

I colori dell'arcobaleno così belli nel cielo
sono anche sui visi delle persone che passano
vedo degli amici che salutano
dicono "come stai?"
in realtà stanno dicendo "ti voglio bene"
ascolto i pianti dei bambini
e li vedo crescere
impareranno molto di più
di quello che sapremo
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Israel Kamakawiwo'ole - Somewhere Over the Rainbow

Ecco una versione del suo brano più famoso.


Israel Kamakawiwo'ole


La biografia di Israel Kamakawiwo'ole, tratta da Wikipedia.
La sua storia è quella di un uomo molto sensibile, un vero musicista.
Tutti hanno sentito il suo brano più famoso: "Somewhere Over the Rainbow/What a Wonderful World".

Israel "Braddah Iz" Kamakawiwo'ole (20 maggio 1959 - 26 giugno 1997) è stato un popolare cantante e intrattenitore hawaiano fino alla sua morte. Divenne famoso nel resto del mondo quando il suo album Facing Future fu pubblicato nel 1993 con il suo medley di "Somewhere Over the Rainbow/What a Wonderful World". La canzone è stata inclusa alla fine di molti film, come Scoprendo Forrester, Vi presento Joe Black, 50 volte il primo bacio, Ritorno a Kavai, e anche in una puntata della serie tv ER (fa da colonna sonora in uno dei momenti più tragici della serie, quando cioè la figlia del dottor Green la fa ascoltare al padre negli ultimi istanti di vita), come colonna sonora dell'ultimo spot della Fiat Croma, e in una puntata di Scrubs. A giugno del 2007 è stata utilizzata anche per la pubblicità dell'acqua Sangemini.

Israel Ka'ano'i Kamakawiwo'ole nacque nel 1959 nell'isola di O'ahu al Kuakini Hospital da Henry Kaleialoha Naniwa e Evangeline Leinani Kamakawiwo'ole. Visse nella comunità di Kaimuki nel sobborgo di Waikīkī dove i suoi genitori si conobbero e si sposarono. Iniziò a suonare con suo fratello maggiore Skippy all'età di 11 anni, conoscendo la musica dei grandi artisti hawaiani del tempo, come Peter Moon, Palani Vaughn e Don Ho, che frequentavano l'ambiente dove lavoravano i suoi genitori.

Durante la sua adolescenza, la famiglia si trasferì a Makaha. Lì conobbe Louis "Moon" Kauakahi, Sam Gray e Jerome Koko. Insieme al fratello Skippy formarono i Makaha Sons of Ni'ihau. Dal 1976 fino agli anni Ottanta, la band hawaiana raggiunse la popolarità in seguito a tour nelle Hawaii e negli Stati Uniti continentali, e pubblicarono dieci album di successo.

Nel 1982 suo fratello Skippy Kamakawiwo'ole morì. Nello stesso anno, Iz sposò la sua amica d'infanzia Marlene e subito dopo ebbero una figlia che chiamarono Ceslieanne "Wehi".

Nel 1990, Iz pubblicò il suo primo album da solista Ka'ano'i che gli permise di vincere il premio per l'Album Contemporaneo dell'Anno e come miglior Cantante dell'Anno assegnatogli dalla Hawai'i Academy of Recording Arts (HARA). Facing Future fu pubblicato nel 1993. Considerato il suo miglior album, contiene la sua canzone più nota, il medley "Somewhere Over the Rainbow/What a Wonderful World", assieme a "Hawai'i 78", "White Sandy Beach of Hawai'i", "Maui Hawaiian Sup'pa Man" e "Kaulana Kawaihae". Nel 1994 l'HARA lo nominò miglior artista dell'anno.

E Ala E (1995) conteneva le canzoni politiche "E Ala E" e "Kaleohano" e in In Dis Life (1996) pubblicò "In This Life" e "Starting All Over Again".

Man mano che la sua carriera proseguiva, Iz divenne noto per le lotte a favore dei diritti hawaiani e come attivista del movimento per l'indipendenza hawaiana, sia per la sua musica (i cui testi, spesso trattavano del problema dell'indipendenza) sia per la sua stessa vita.

Nel 1997, Iz fu di nuovo premiato dalla Hawai'i Academy of Recording Arts al premio annuale Na Hoku Hanohano come Miglior Cantante dell'Anno, Miglior Artista dell'Anno e Album dell'Anno. Iz seguì la cerimonia dalla stanza di un ospedale.

Nell'ultima parte della sua vita Iz divenne obeso e arrivò anche a pesare 340 Kg. Fu più volte ricoverato in ospedale e morì per problemi respiratori legati all'obesità alle 12:18 del 26 giugno, 1997 all'età di 38 anni. Per tutto il giorno fu mostrata la bandiera hawaiana a mezz'asta. Il suo corpo fu esposto al Capitol Building di Honolulu, dove più di 10.000 persone gli resero omaggio. Le sue ceneri furono sparse nell'oceano a Makua Beach.

Iz fu soprannominato "Gigante buono" dai suoi tanti ammiratori e anche noto per essere stato tra i pochi purosangue hawaiani al mondo. Fu descritto come sempre sorridente e ottimista e fu molto noto per l'amore per la sua terra e per la sua gente.

martedì 11 settembre 2007

Riflessioni...

Un altro prezioso contributo del nostro direttore artistico...

Dopo giorni di gran parlare da parte dei media e giornali nel descrivere anche nei minimi particolari la vita del grande scomparso Luciano Pavarotti, rifletto molto su quanto la morte per ognuno di noi non è altro che uno specchio nel quale si riflettono e si rivivono tutti gli avvenimenti della nostra vita terrena.
Quando accade a un grande della musica, credo che il vuoto che lascia è incolmabile.
Ti accorgi piano piano incredulo di quello che accade e ti scontri con la dura realtà.
Per una persona che ama la musica come me e la vive ogni giorno, diventa ogni volta sempre più difficile e duro accettare queste perdite.
Anche se abbiamo avuto solo la fortuna e il dono di ascoltarli (magari qualche volta in concerto) e non di conoscerli personalmente, la musica ha creato un legame vivo e intenso tra noi e questi musicisti straordinari, messaggeri nel mondo.
Ho sempre dentro di me la sensazione che questi talenti straordinari, questi geni musicali, non possano morire mai, che siano immortali per la loro capacità di creare quella magia di sentimenti ed emozioni e pensare che la loro arte sia immortale.
Musicalmente e umanamente mi aspetto sempre qualche dono nuovo da loro, nuovi progetti, nuovi insegnamenti e quando si scopre la dura realtà il vuoto dentro noi diventa enorme.
Ho appreso ora la notizia che un altro grande da me venerato, Claudio Abbado, ha dovuto lasciare per motivi di salute, gli impegni delle sue due ultime creazioni orchestrali: l’orchestra Mozart e l’orchestra di Lucerna.
Non ho mai visto nessun direttore piegarsi al volere della Musica come ha fatto lui e ora, piegarsi purtroppo alla realtà della malattia.
Spero di risentirlo a Novembre a Bologna e rivederlo in piena forma.
Un 2007 triste e sempre più vuoto.
Il 27 aprile è mancato uno dei più grandi violoncellisti e direttori d'orchestra che la storia ricordi: Mstislav Rostropovic.
Di lui, buona parte di noi ha un'immagine nitida nella memoria: 1989, la caduta del muro di Berlino, e quest'uomo con il suo fido violoncello che suona, attorniato da una piccola folla.
Rostropovic è stato un uomo che ha dedicato la vita intera alla musica. La differenza tra lui e gli altri musicisti, dotati di capacità ma in fondo mestieranti delle sette note, risiede in quello che lui riusciva a produrre nelle persone che lo ascoltavano.
Il talento cattura la fantasia delle persone. E' capace di una energia talmente assoluta, da indurre l'individuo a fermarsi e comprendere che ha assolutamente bisogno di quell’arte.
Di uomini come Pavarotti, Rostropovic, Bernstein ne abbiamo bisogno…. abbiamo necessità della loro musica e della loro umanità.
Purtroppo il mondo ne possiede sempre meno.
Sono talenti rari….rarissimi
Abbiamo bisogno di queste figure musicalmente carismatiche.
Con il loro straordinario talento che, così perfetto ci sembra provenire da un altro mondo, ci rendono uomini migliori e veri cittadini del mondo.

Claudio

venerdì 7 settembre 2007

Corriere della Sera

Concludo il mio tributo al grande Luciano Pavarotti con questo articolo del Corriere della Sera.

Big Luciano in smoking nel Duomo. Lutto cittadino nel giorno delle esequie

In migliaia per l'ultimo saluto a Modena


Il sindaco: «Ha dato lustro alla nostra città. Proporrò di intitolargli il Teatro comunale». Sabato il funerale, Bocelli canterà in chiesa

MODENA - L'omaggio dei modenesi alla salma del grande tenore Luciano Pavarotti è cominciato tra commozione e compostezza. Il corpo di Big Luciano, nella camera ardente allestita nel Duomo di Modena, la sua città natale, dove sabato si terranno i funerali, riposa in una bara bianca ed è stato vestito con uno smoking con papillon bianco (come da sua specifica richiesta). Un abito simile a quelli che tante volte Pavarotti ha vestito conquistando i più importanti teatri del mondo. In mano, un fazzoletto bianco e un rosario. Ad accompagnarlo in chiesa la moglie Nicoletta Mantovani, le tre figlie avute dal primo matrimonio, la sorella e alcuni amici stretti.
LA CAMERA ARDENTE - Alcune centinaia di persone fin dal primo pomeriggio di giovedì hanno cominciato ad assieparsi in piazza Grande a Modena in attesa dell'arrivo del feretro che è giunto alle 21, con un' ora di ritardo (era atteso alle 20), nel Duomo della città emiliana. La camera ardente resterà aperta fino a sabato mattina, dalle 6 alle 13. Migliaia i cittadini che vi si sono recati in pellegrinaggio. In tre ore sono state distribuite 7.500 foto ricordo di «Big Luciano». Nella mattinata di venerdì alcune migliaia di modenesi, gente comune, ma anche persone appositamente arrivate da fuori, si sono messi in fila per l'ultimo omaggio. L'alta affluenza ha costretto gli addetti del Comune ad allungare le transenne per disciplinare l'afflusso. Non si sono visti personaggi politici e del mondo dello spettacolo, che dovrebbero comunque partecipare in massa alla cerimonia funebre. Alcune agenzie di stampa danno per certo l'arrivo nel pomeriggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
LA FAMIGLIA - Accanto alle spoglie del Maestro le due figlie, Cristina e Giuliana, rimaste per tutta la mattinata in raccoglimento, e una sorella. La moglie Nicoletta Mantovani è arrivata intorno a mezzogiorno con la figlioletta Alice in braccio.
I FUNERALI - I funerali di Pavarotti si terranno nella giornata di sabato prossimo alle 15 nel Duomo (è prevista la diretta di Rai Uno). Nella piazza, transennata, ci sono decine di telecamere e macchine fotografiche, con giornalisti e operatori provenienti da molti Paesi.
CANTERA' BOCELLI - Al funerale sarà presente anche il tenore Andrea Bocelli che accompagnerà con il canto la liturgia. Non è, invece, ancora confermata la presenza del leader degli U2, Bono Vox, amico di vecchia data di «Big Luciano». Giovedì Bono ha firmato sul sito Internet del gruppo irlandese un messaggio di cordoglio in memoria dell’artista morto.
L'INTITOLAZIONE DEL TEATRO - Intanto Il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha proposto di intitolare a Pavarotti il teatro comunale. «Ci lascia un grande artista, un uomo buono - commenta il primo cittadino - Ha dato lustro a Modena nel mondo, per questo vorrei che gli fosse ricordato il Teatro Comunale». «È un grande dolore per tutti noi - ha aggiunto - . Questo è, in primo luogo, il momento del lutto e della commozione, ma anche della consapevolezza di aver conosciuto e ammirato uno dei grandi personaggi della nostra epoca. Luciano non è riuscito a vincere l'ultima battaglia, ma la sua arte e la sua figura vivranno per sempre».

Pavarotti & Barry White - My first, my last, my everything

The Times

Goodbye Pavarotti
Forget the Pavarotti with hankies. He was better younger

Two pictures of Luciano Pavarotti are indelible. One is of the sweating, ageing star with the flag-sized handkerchief in a football stadium, still striving for those ringing notes and often finding them, despite everything. The other is of a lithe young man who could sing as if no effort was involved, sending an electric charge out from the stage with an innocent and instinctive power.

The slimmer figure is far in the past now, and the older Pavarotti is the one that you remember first. But, as with other stars of the opera who’ve embarked on one last tour too many, it’s important to remember the freshness that first brought him fame. When he first sang at Covent Garden in 1963 in La Bohème and Lucia di Lammermoor with Joan Sutherland, those who heard him were introduced to a voice that had an extraordinary quality – a thrilling tone and natural power accompanied by a clarity in his diction that seemed to set him apart. Even then, they say, he couldn’t act (though at least he could move nimbly around on the stage) but who cared? His voice was one of those instruments – like Giuseppe di Stefano’s or Carlo Bergonzi’s from the generation before his – that rang like a bell cast from the purest gold, and seemed to catch the essence of the Italian love affair with opera.

These things don’t happen often. Though as an artist, Plácido Domingo has a wider repertoire by far and has mastered the business of theatre-drama in a way that Pavarotti never could, that voice had a quality that fitted him for the stage. Sutherland said yesterday that to stand next to him and hear him take off was an experience that made even her tremble. His American stardom began alongside her in a famous production of Donizetti’s La Fille du Régimentat the Metropolitan Opera in New York, when he leapt over the Beecher’s Brook of the string of high Cs with an aplomb that left everyone gasping. From that moment he was a star.

It would lead him, years later and in the end, to the concerts which petered out last year in less than happy circumstances. His bulk was an impediment, his weariness obvious in the last years, and the voice hampered by hearing difficulties which made it an effort to keep in tune. That he still managed to produce thrilling moments was extraordinary; but they were reminders of what had gone before rather than a recreation of it.

Few singers of his fame seem to be able to lower the curtain on their careers with the right mixture of dignity and self-awareness. When he was due to give his last performance in Tosca at the Met, he cancelled a couple of hours before the performance with illness, though he’d insisted that he was fit only that afternoon. The general manager told the crowd that he’d said to the singer: “It’s a helluva way to end a great career.” And it was.

There had been a cracked high note at La Scala on the high-octane first night of the season in 1992 in Verdi’s Don Carlos, a signal that, on stage, the light was beginning to fade. It was embarrassing because the notorious crowd loved their part in his humiliation and because he had set great store by the performance in demonstrating that he hadn’t lost the touch. But he had.

In the latter years the roles were few, the movements painfully restricted. Only on the concert platform could he reproduce some of the moments that made audiences tremble.

The finest days were long past, but they do shimmer in the memory for those who experienced them. Listening yesterday to a live recording of La Bohème in Genoa in 1969 was to hear a voice of such freshness and innocence that it belied the work that had gone into it. He sings as if he is just breathing; the music pours out. In that performance he was on stage with Mirella Freni, the soprano who was his contemporary as a child at home in Modena. It’s said that as babies they shared the same wet nurse. And here they were, Puccini’s lovers revealing, almost explaining, how Italian opera works, and why it casts such a spell. The language flows like honey, their voices blend naturally, they respond instinctively to the grace and the spring of the score.

These are the days to remember. The natural appeal of the Italian way with opera is a straightforward appeal to the senses. From the bel canto roles in Donizetti and Bellini though Verdi to Puccini, Pavarotti was an exemplar of the breed of singer who wants to please. This is more than a concern for accuracy and delicacy in performance. It is a demand for attention, sometimes a plea for sympathy, always a demonstration of how music can colour familiar emotions in new and vivid shades. In Pavarotti’s grin, the wide-armed appeal for more applause, his eagerness to carry on until the last illness, you see the same innate enthusiasm that first made him stand out when he sang in the Modena choir that went to sing at the eisteddfod in Llangollen in 1955 and which took him on to the stage.

Because it is a style that is suspicious of restraint, and encourages bravura displays, there’s always the lurking danger of over-the-top histrionics that can tip easily into vulgarity. Yet the early Three Tenors Concerts with Domingo and José Carreras had a visceral good humour to them that were part of a tradition that stretched back to singers in ages past who tried to outshine each other with acrobatic vocal tricks. The difference was that this time they were heard by all the world.

For those who recoil from such public displays, it seemed a sell-out. Amplified voices, rampant commercialism, inflated prices – for some they were the antithesis of the art of opera. But the charge is not entirely fair. Many of the later concerts are best forgotten but, in the round, Pavarotti’s career was an adornment. His last tours shouldn’t be allowed to blot out the earlier, sharper picture of a singer who could thrill an audience with a near-miraculous pianissimo and then rouse it with, say, those nine high Cs in La Fille du Régiment which can bring a tenor down in a flash or make him just as quickly. The nerve and the drama were unmistakable, like the sap and juice of that voice, and these are the proper memories.

Правда

Ангельским голосом на небесах стало больше

В этом году смерть уже собрала свой скорбный урожай на Аппенинах, вот и сегодня пришла очередная трагическая новость – навсегда смолк итальянский соловей Лучано Паваротти. О кончине великого тенора скорбит все человечество.

В последнее время часто появлялись сообщения, что 71-летний Лучано страдает раком поджелудочной железы. В июле 2006 года в Нью-Йорке ему сделали операцию. В прошлом месяце из-за высокой температуры он был госпитализирован. 25 августа Паваротти выписали из клиники итальянского города Модена, где он проходил курс лечения. Сообщалось, что состояние знаменитого певца нормализовалось.

«Награда нашла героя» скорбно шутили в СССР, когда правительство посмертно награждало героев Великой Отечественной. Накануне ухода в вечность Паваротти, министерства культуры Италии собралось вручить знаменитому тенору «Высшую награду за заслуги в области итальянской культуры». Если бы такое произошло, то Паваротти стал бы первым обладателем подобной награды.

Но если власть имущие частенько опаздывают со своими наградами, то зрители уже давно наградили певца и своей любовью, и высокими, пусть и неофициальными титулами. Начиная с его дебюта 1961 года, когда Паваротти спел партию Рудольфо в опере Пуччини «Богема». 11 лет спустя певец стал мировой знаменитостью, исполнив на подмостках нью-йоркской «Метрополитен Опера» арию из оперы Доницетти «La Fille du Régiment» ("Дочь полка").

«Я всегда знал, что голос – это дар Божий», - сказал однажды Паваротти. "Был великий Карузо, но должен быть и великий Паваротти!" - говорил он в другом интервью. Понимал, что кроме таланта нужно еще и усердие. Своим образцом в музыке Лучано считал Энрико Карузо.

Родившийся 12 октября 1935 года в семье пекаря из небольшого города Модены, Лучано стал знаменитостью не только на оперной сцене. О романах и кулинарных пристрастиях жизнелюба писали таблоиды всего мира. Триумфальное мировое турне «Трех теноров» в составе Пласидо Доминго и Хосе Каррераса – с одной стороны. С другой – запись вместе со Стингом, Элтоном Джоном или Бон Джови диска на темы рок-поп-классики. Жаден до жизни был синьор Лучано. И многогранен был его талант.

El Pais - 2

J. Á. VELA DEL CAMPO - El silencio de un tenor portentoso
Una furtiva lágrima

Es quizás atrevido decirlo, pero con Pavarotti se va algo más que un tenor de una belleza vocal impresionante, se va algo más que un artista carismático como pocos. Con Pavarotti se va una época: la de la reconstrucción de los valores morales después de la II Guerra Mundial; la de los sueños. Su figura se emparenta más con algunas del neorrealismo italiano, como la actriz Anna Magnani, que con la de muchos de sus colegas cantantes.

Sus orígenes humildes sustentan la leyenda. Muchos niños de sus años de triunfo soñaban ser de mayores como él. Hoy los niños no ven la ópera como horizonte, sino el fútbol. La ascensión al Olimpo del éxito de un cantante, que tan magistralmente cuenta Willa Cather en su novela El canto de la alondra a propósito de una soprano, hoy es sólo literatura. Los sueños apuntan en otra dirección. Pavarotti había entrado, en cualquier caso, desde hace tiempo en la categoría de los mitos.

Luciano Pavarotti vivió la vida con intensidad y compartió su felicidad con los demás en la medida de lo que estaba a su alcance. Se instaló grandes temporadas en Pesaro, lugar natal de Rossini, el hedonista. Estas elecciones nunca son casuales. Como no lo es la de Juan Diego Flórez -su heredero, según el propio Pavarotti-, que se está construyendo una casa justo al lado.

Se embarcó con Domingo y Carreras en la aventura de los tres tenores, tratando de extender el canto a un sector de la población no acostumbrado. Se unió a Sting o a Bono en otro intento de seguir ampliando fronteras. Se sentía a gusto en los grandes estadios, desde la Arena de Verona, donde le escuché un Réquiem, de Verdi, estremecedor, hasta el campo de San Mamés, donde dio un recital para celebrar el centenario del Athletic de Bilbao, con el que fijaba su posición frente al madridismo de Plácido Domingo.


Pavarotti, en fin. Era un artista cercano, familiar, campechano con sus inseparables pañuelos. Tuvo una infancia feliz. Fue subiendo peldaños asimilando con naturalidad el éxito y sin perder en ningún momento el sentido de la realidad.

"La ópera no es ya una propiedad exclusiva de los ricos o muy cultos", decía, y se sentía bien con ello.

Pavarotti representa como pocos el placer de cantar, que al fin y al cabo es un reflejo del placer de vivir. Un día escogió para una revista inglesa a sus tenores preferidos: Caruso, Gigli, Martinelli, Pertile, Lauri Volpi, Tagliavini, Bjoerling, Di Stefano, Bergonzi, Corelli, Gedda, Del Monaco, McCormack. Toda una manifestación de principios, que alumbra más que mil teorías. Su preferido de los actuales, ya lo saben: Flórez.

Con una furtiva lágrima a punto de correr, los discos esperan: A te o cara, A mes amis, Nessun dorma, Chi gelida manina... Rossini, Bellini, Donizetti, Tosti, Verdi, Puccini. La voz de oro era italiana. De Módena, como el famoso vinagre.

La memoria y los equipos de reproducción van a permitir que, al menos artísticamente, la muerte sea un poco burlada. ¿Un poco? No. Totalmente.

El Pais

MONTSERRAT CABALLÉ - El silencio de un tenor portentoso

Luciano corazón de oro

Luciano Pavarotti ha sido para mí el amigo y compañero de tantas noches inolvidables en los escenarios de ópera. Y el amigo y compañero de otras tantas grabaciones discográficas que compartimos. Hablar de su voz ahora es inútil; todo el mundo conoce este torrente de belleza y facilidad que poseía y siempre ha sido una fiesta para mí cantar con él en los escenarios de ópera. Su voz está ahí y nos queda para siempre, preservada en sus numerosas grabaciones.

Pero lo que deseo expresar en estas breves líneas es la gran generosidad de Luciano, ese corazón de oro que él deseaba esconder en todas las acciones humanitarias alrededor del mundo que llevó a cabo. Siempre me decía: hay que hacerlas, pero sin la foto. Esto hizo que mi admiración por él como ser humano fuera aún mayor.

Si inmensa ha sido su conquista para atraer a los jóvenes al mundo de la ópera, más lo ha sido su aportación humanitaria hacia los necesitados, ofreciéndoles su ayuda llena de amor para obtener medicinas, prótesis y techos. Éste es el Luciano que yo he conocido y que siempre llevaré en mi corazón.

Luciano Pavarotti & Lucio Dalla - Caruso (Live 1992)

sueddeutsche.de

Eine Stimme für die Welt
Grazie aus Kraft: Zum Tod des großen Tenors Luciano Pavarotti, der mit seinem Belcanto und seiner Herzlichkeit alles überstrahlte.

Von Jens Malte Fischer

Man muss einem großen Sänger schon die Ehre und Gerechtigkeit widerfahren lassen, ihn nicht an seinen missglückten oder nur halbgeglückten Auftritten und Aufnahmen zu messen, sondern an seinen besten. Im Falle Luciano Pavarottis heißt das: Es bringt wenig, anklagend auf eine Aufnahme des Verdischen "Otello" zu verweisen, die er im Spätstadium seiner Karriere immerhin mit Georg Solti unternahm, für die er aber alles Wesentliche nicht mitbrachte.

Man sollte aber auch nicht auf jene "Drei Tenöre"-Spektakel verweisen, die 1990 in den römischen Caracalla-Thermen begannen, als Pavarotti, Carreras und Domingo sich mit Zubin Mehta zusammentaten, um kräfteschonend und kontenfüllend zu dritt Melodien ins Mikrofon zu pressen, die, von einem Künstler allein gesungen, durchaus wirkungsvoller und verantwortbarer gewesen wären.

Die letzten Karrierejahre Pavarottis, die erst vor etwa zwei Jahren endeten, waren eher schmerzlich für die Liebhaber der Gesangskunst und gerade dieses ungewöhnlichen Sängers. Denn was da ein nahezu unbeweglich gewordener Koloss bot, sich krampfhaft an ein zeltgroßes Taschentuch klammernd, hatte mit dem großen Luciano, Mister Big P., wie ihn die Amerikaner nannten, nur noch wenig zu tun.

Das neunfache hohe "C"

Begonnen hatte eine der größten Tenorkarrieren des 20. Jahrhunderts im April 1961 mit einem "Bohème"-Rodolfo im Teatro Municipale in Reggio nell’ Emilia, seiner Heimatlandschaft - im benachbarten Modena war er am 12. Oktober 1935 geboren worden.

Vom Vater Fernando erbte Pavarotti nicht nur die sportliche und hünenhafte Statur - der später so enorm dicke Sänger war in seiner Jugend ein guter Fußballer, nie schlank, aber durchaus athletisch und groß gewachsen - , sondern auch die Stimme und die Liebe zum Gesang. Die Platten von Caruso und Gigli, von Pertile und Schipa, die der Vater nachsang, der statt Sänger Bäcker geworden war, wurden zu den ersten Lehrmeistern.

Eros Ramazzotti feat. Luciano Pavarotti

Le Figaro

Luciano Pavarotti est mort

Opéré d’un cancer du pancréas en 2006, le célèbre ténor italien s’est éteint jeudi matin aux premières heures. Ses funérailles auront lieu samedi dans sa ville de Modène.

L’opéra a perdu son ténor. «Le grand ténor Luciano Pavarotti est décédé à 5 heures dans sa maison de Modène», a annoncé son agent, mardi à l’aube. "Le Maestro a mené un long et dur combat contre le cancer du pancréas qui a finalement eu raison de lui. Fidèle a ce qu'il a toujours été dans sa vie et son travail, il est resté positif jusqu'à la fin", a-t-il ajouté. Mercredi soir, les médias locaux et ses proches faisaient état d’une brutale dégradation du chanteur de 71 ans, opéré de son cancer en juillet 2006 à New York.

Hommages à Modène

Selon la télévision publique italienne RAI, la nouvelle de sa mort s'est déjà répandue à dans sa ville de Modène, et la police et les carabiniers ont établi un cordon autour de son domicile pour canaliser les gens qui se pressent pour rendre un hommage.

Hospitalisé le mois dernier pour une forte fièvre, il était rentré chez lui le 25 août après plus de deux semaines d'examens et de traitements. Des ennuis de santé qui l’avaient contraint à abandonner une grande tournée d'adieux de 40 concerts dans le monde entier, entamée en mai 2004. Depuis, le grand ténor n'est plus apparu en public.

Peu de temps après la dernière intervention, Pavarotti avait exprimé dans la presse le souhait de reprendre, début 2007, sa tournée d'adieu, mais n'avait pas réussi à concrétiser ce vœu.

Au début de l'été, au cours d'une cérémonie musicale en l'honneur du ténor sur l'île d'Ischia près de Naples, son épouse avait assuré que son mari se sentait bien et préparait un disque.

«On ne peut jamais rien dire avec cette maladie, mais je pense que Luciano s'en sortira, il va bien. Il achève le cinquième cycle de chimiothérapie, il n'a pas perdu un cheveu et surtout il n'a pas maigri», avait-elle déclaré.

Obsèques samedi

«Pavarotti voulait mourir à la maison. Je l'avais vu la semaine dernière, il était très éprouvé par la maladie mais il avait envie de faire la conversation. Nous avons même parlé en dialecte» local, a raconté le maire de Modène, Giorgio Pighi. Selon l'édile, une chambre ardente pourrait être ouverte dès jeudi ou au plus tard vendredi, tandis que les obsèques auront lieu dans la cathédrale de la ville, samedi.

Mercredi dans la matinée, Luciano Pavarotti avait exprimé, dans un communiqué cité par l'agence Ansa, son «émotion» à la suite de l'instauration d'un prix de l'«excellence culturelle» en Italie qu'il a été le premier à recevoir. «Je m'incline, plein d'émotion et de gratitude, devant le prix qui vient de m'être attribué, car il me donne l'opportunité de continuer à célébrer la magie d'une vie passée au service de l'art», avait-il dit.

James Brown & Pavarotti

The New Yorrk Times

Luciano Pavarotti, Charismatic Tenor Who Scaled Pop Heights, Dies at 71

Luciano Pavarotti, the Italian singer whose ringing, pristine sound set a standard for operatic tenors of the postwar era, died Thursday at his home near Modena, in northern Italy. He was 71.

His death was announced by his manager, Terri Robson. The cause was pancreatic cancer. In July 2006 he underwent surgery for the cancer in New York, and he had made no public appearances since then. He was hospitalized again this summer and released on Aug. 25.

Like Enrico Caruso and Jenny Lind before him, Mr. Pavarotti extended his presence far beyond the limits of Italian opera. He became a titan of pop culture. Millions saw him on television and found in his expansive personality, childlike charm and generous figure a link to an art form with which many had only a glancing familiarity.

Early in his career and into the 1970s he devoted himself with single-mindedness to his serious opera and recital career, quickly establishing his rich sound as the great male operatic voice of his generation — the “King of the High Cs,” as his popular nickname had it.

By the 1980s he expanded his franchise exponentially with the Three Tenors projects, in which he shared the stage with Plácido Domingo and José Carreras, first in concerts associated with the World Cup and later in world tours. Most critics agreed that it was Mr. Pavarotti’s charisma that made the collaboration such a success. The Three Tenors phenomenon only broadened his already huge audience and sold millions of recordings and videos.

And in the early 1990s he began staging Pavarotti and Friends charity concerts, performing with rock stars like Elton John, Sting and Bono and making recordings from the shows.

Throughout these years, despite his busy and vocally demanding schedule, his voice remained in unusually good condition well into middle age.

Even so, as his stadium concerts and pop collaborations brought him fame well beyond what contemporary opera stars have come to expect, Mr. Pavarotti seemed increasingly willing to accept pedestrian musical standards. By the 1980s he found it difficult to learn new opera roles or even new song repertory for his recitals.

And although he planned to spend his final years performing in a grand worldwide farewell tour, he completed only about half the tour, which began in 2004. Physical ailments limited his movement on stage and regularly forced him to cancel performances. By 1995, when he was at the Metropolitan Opera singing one of his favorite roles, Tonio in Donizetti’s “La Fille du Régiment” high notes sometimes failed him, and there were controversies over downward transpositions of a notoriously dangerous and high-flying part.

Yet his wholly natural stage manner and his wonderful way with the Italian language were completely intact. Mr. Pavarotti remained a darling of Met audiences until his retirement from that company’s roster in 2004, an occasion celebrated with a string of “Tosca” performances. At the last of them, on March 13, 2004, he received a 15-minute standing ovation and 10 curtain calls. All told, he sang 379 performances at the Met, of which 357 were in fully staged opera productions.

In the late 1960s and ’70s, when Mr. Pavarotti was at his best, he possessed a sound remarkable for its ability to penetrate large spaces easily. Yet he was able to encase that powerful sound in elegant, brilliant colors. His recordings of the Donizetti repertory are still models of natural grace and pristine sound. The clear Italian diction and his understanding of the emotional power of words in music were exemplary.

Mr. Pavarotti was perhaps the mirror opposite of his great rival among tenors, Mr. Domingo. Five years Mr. Domingo’s senior, Mr. Pavarotti had the natural range of a tenor, exposing him to the stress and wear that ruin so many tenors’ careers before they have barely started. Mr. Pavarotti’s confidence and naturalness in the face of these dangers made his longevity all the more noteworthy.

Mr. Domingo, on the other hand, began his musical life as a baritone and later manufactured a tenor range above it through hard work and scrupulous intelligence. Mr. Pavarotti, although he could find the heart of a character, was not an intellectual presence. His ability to read music in the true sense of the word was in question. Mr. Domingo, in contrast, is an excellent pianist with an analytical mind and the ability to learn and retain scores by quiet reading.

Yet in the late 1980s, when both Mr. Pavarotti and Mr. Domingo were pursuing superstardom, it was Mr. Pavarotti who showed the dominant gift for soliciting adoration from large numbers of people. He joked on talk shows, rode horses on parade and played, improbably, a sex symbol in the movie “Yes, Giorgio.” In a series of concerts, some held in stadiums, Mr. Pavarotti entertained tens of thousands and earned six-figure fees. Presenters, who were able to tie a Pavarotti appearance to a subscription package of less glamorous concerts, found him valuable.

The most enduring symbol of Mr. Pavarotti’s Midas touch, as a concert attraction and a recording artist, was the popular and profitable Three Tenors act created with Mr. Domingo and Mr. Carreras. Some praised these concerts and recordings as popularizers of opera for mass audiences. But most classical music critics dismissed them as unworthy of the performers’ talents.

Ailments and Accusations

Mr. Pavarotti had his uncomfortable moments in recent years. His proclivity for gaining weight became a topic of public discussion. He was caught lip-synching a recorded aria at a concert in Modena, his hometown. He was booed off the stage at La Scala during 1992 appearance. No one characterized his lapses as sinister; they were attributed, rather, to a happy-go-lucky style, a large ego and a certain carelessness.

His frequent withdrawals from prominent events at opera houses like the Met and Covent Garden in London, often from productions created with him in mind, caused administrative consternation in many places. A series of cancellations at Lyric Opera of Chicago — 26 out of 41 scheduled dates — moved Lyric’s general director in 1989, Ardis Krainik, to declare Mr. Pavarotti persona non grata at her company.

A similar banishment nearly happened at the Met in 2002. He was scheduled to sing two performances of “Tosca” — one a gala concert with prices as high as $1,875 a ticket, which led to reports that the performances may be a farewell. Mr. Pavarotti arrived in New York only a few days before the first, barely in time for the dress rehearsal. On the day of the first performance, though, he had developed a cold and withdrew. That was on a Wednesday.

From then until the second scheduled performance, on Saturday, everyone, from the Met’s managers to casual opera fans, debated the probability of his appearing. The New York Post ran the headline “Fat Man Won’t Sing.” The demand to see the performance was so great, however, that the Met set up 3,000 seats for a closed-circuit broadcast on the Lincoln Center Plaza. Still, at the last minute, Mr. Pavarotti stayed in bed.

Luciano Pavarotti was born in Modena, Italy, on Oct. 12, 1935. His father was a baker and an amateur tenor; his mother worked at a cigar factory. As a child he listened to opera recordings, singing along with tenor stars of a previous era, like Beniamino Gigli and Tito Schipa. He professed an early weakness for the movies of Mario Lanza, whose image he would imitate before a mirror.

As a teenager he followed studies that led to a teaching position; during these student days he met his future wife. He taught for two years before deciding to become a singer. His first teachers were Arrigo Pola and Ettore Campogalliani, and his first breakthrough came in 1961, when he won an international competition at the Teatro Reggio Emilia. He made his debut as Rodolfo in Puccini’s “Bohème” later that year.

In 1963 Mr. Pavarotti’s international career began: first as Edgardo in Donizetti’s “Lucia di Lammermoor” in Amsterdam and other Dutch cities, and then in Vienna and Zurich. His Covent Garden debut also came in 1963, when he substituted for and Giuseppe di Stefano in “La Bohème.” His reputation in Britain grew even more the next year, when he sang at the Glyndebourne Festival, taking the part of Idamante in Mozart’s “Idomeneo.”

A turning point in Mr. Pavarotti’s career was his association with the soprano Joan Sutherland. In 1965 he joined the Sutherland-Williamson company on an Australian tour during which he sang Edgardo to Ms. Sutherland’s Lucia. He credited Ms. Sutherland’s advice, encouragement and example as a major factor in the development of his technique.

Further career milestones came in 1967, with Mr. Pavarotti’s first appearances at La Scala in Milan and his participation in a performance of the Verdi Requiem under Herbert von Karajan. He came to the Metropolitan Opera a year later, singing with Mirella Freni, a childhood friend, in “La Bohème.”

A series of recordings with London Records had also begun, and these excursions through the Italian repertory remain some of Mr. Pavarotti’s lasting contributions to his generation. The recordings included “L’Elisir d’Amore,” “La Favorita,” “Lucia di Lammermoor” and “La Fille du Régiment” by Donizetti; “Madama Butterfly,” “La Bohème,” “Tosca” and “Turandot” by Puccini; “Rigoletto,” “Il Trovatore,” “La Traviata” and the Requiem by Verdi; and scattered operas by Bellini, Rossini and Mascagni. There were also solo albums of arias and songs.

In 1981 Mr. Pavarotti established a voice competition in Philadelphia and was active in its operation. Young, talented singers from around the world were auditioned in preliminary rounds before the final selections. High among the prizes for winners was an appearance in a staged opera in Philadelphia in which Mr. Pavarotti would also appear.

He also gave master classes, many of which were shown on public television in the United States. Mr. Pavarotti’s forays into teaching became stage appearances in themselves, having more to do with the teacher than the students.

An Outsize Personality

In his later years Mr. Pavarotti became as much an attraction as an opera singer. Hardly a week passed in the 1990s when his name did not surface in at least two gossip columns. He could be found unveiling postage stamps depicting old opera stars or singing in Red Square in Moscow. His outsize personality remained a strong drawing card, and even his lifelong battle with his circumference guaranteed headlines: a Pavarotti diet or a Pavarotti binge provided high-octane fuel for reporters.

In 1997 Mr. Pavarotti joined Sting for the opening of the Pavarotti Music Center in war-torn Mostar, Bosnia, and Michael Jackson and Paul McCartney on a CD tribute to Diana, Princess of Wales. In 2005 he was granted Freedom of the City of London for his fund-raising concerts for the Red Cross. He also was lauded by the Kennedy Center Honors in 2001, and he holds two spots in the Guinness Book of World Records: one for the greatest number of curtain calls (165), the other, held jointly with Mr. Domingo and Mr. Carreras, for the best-selling classical album of all time, the first Three Tenors album (“Carreras, Domingo, Pavarotti: The Three Tenors in Concert”). But for all that, he knew where his true appeal was centered.

“I’m not a politician, I’m a musician,” he told the BBC Music Magazine in an April 1998 article about his efforts for Bosnia. “I care about giving people a place where they can go to enjoy themselves and to begin to live again. To the man you have to give the spirit, and when you give him the spirit, you have done everything.”

Mr. Pavarotti’s health became an issue in the late 1990s. His mobility onstage was sometimes severely limited because of leg problems, and at a 1997 “Turandot” performance at the Met, extras onstage surrounded him and helped him up and down steps. In January 1998, at a Met gala with two other singers, Mr. Pavarotti became lost in a trio from “Luisa Miller” despite having the music in front of him. He complained of dizziness and withdrew. Rumors flew alleging on one side a serious health problem and, on the other, a smoke screen for his unpreparedness.

The latter was not a new accusation during the 1990s. In a 1997 review for The New York Times, Anthony Tommasini accused Mr. Pavarotti of “shamelessly coasting” through a recital, using music instead of his memory, and still losing his place. Words were always a problem, and he cheerfully admitted to using cue cards as reminders.

A Box-Office Powerhouse

It was a tribute to Mr. Pavarotti’s box-office power that when, in 1997, he announced he could not or would not learn his part for a new “Forza del Destino” at the Met, the house substituted “Un Ballo in Maschera,” a piece he was ready to sing.

Around that time Mr. Pavarotti left his wife of more than three decades, Adua, to live with his 26-year-old assistant, Nicoletta Mantovani, and filing for divorce, which was finalized in October 2002. He married Ms. Mantovani in 2003. She survives him, as do three daughters from his marriage to the former Adua Veroni: Lorenza, Christina and Giuliana; and a daughter with Ms. Mantovani, Alice.

Mr. Pavarotti had a home in Manhattan but also maintained ties to his hometown, living when time permitted in a villa in Santa Maria del Mugnano, outside Modena.

He published two autobiographies, both written with William Wright: “Pavarotti: My Own Story” in 1981 and “Pavarotti: My World” in 1995.

In interviews Mr. Pavarotti could turn on a disarming charm, and if he invariably dismissed concerns about his pop projects, technical problems and even his health, he made a strong case for what his fame could do for opera itself.

“I remember when I began singing, in 1961,” he told Opera News in 1998, “one person said, ‘run quick, because opera is going to have at maximum 10 years of life.’ At the time it was really going down. But then, I was lucky enough to make the first ‘Live From the Met’ telecast. And the day after, people stopped me on the street. So I realized the importance of bringing opera to the masses. I think there were people who didn’t know what opera was before. And they say ‘Bohème,’ and of course ‘Bohème’ is so good.’ ”

About his own drawing power, his analysis was simple and on the mark.

“I think an important quality that I have is that if you turn on the radio and hear somebody sing, you know it’s me.” he said. “You don’t confuse my voice with another voice.”