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martedì 2 dicembre 2008

Santa Barbara


Cominciano i concerti natalizi del coro.
Il primo concerto sarà il prossimo 3 dicembre presso la chiesa di Santa Barbara e San Nicola di Flue alla Spezia (loc. Fossamastra).
Il concerto è organizzato in occasione della festa di Santa Barbara che è ricordata il 4 dicembre.
Come da tradizione, per il periodo natalizio, il coro eseguirà sia il repertorio natalizio che quello spiritual e gospel.
Alla pagina Concerti del sito del coro è possibile vedere anche i prossimi appuntamenti.

Interessante, in questa ricorrenza, è conoscere la vita di Santa Barbara, martire del III secolo.
Le informazioni sono tratte dal sito Santi e Beati e l'autore è Gian Domenico Gordini.

Esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine della passio di Barbara; si tratta, però, di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze. In alcune passiones, infatti, il suo martirio è posto sotto l’impero di Massimino il Trace (235 – 38) o di Massimiano (286 – 305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308 –13). Né maggiore concordanza esiste sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località denominata “Heliopolis”, distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia. Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perché per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana, e, infatti, nel Martirologio di Adone si legge: “In Tuscia natale sanctae Barbarae virginis et martyris sub Maximiano imperatore”. Ci si trova, quindi, di fronte al caso di una martire il cui culto fino all’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni verisimiglianza l’Egitto, e il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia.
Il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della S.ma Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinché fosse tormentata e uccisa crudelmente. Il prefetto Marciano cercò di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la città, ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l’ordine di flagellazione. Finalmente, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.
L’imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall’Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono recate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello (1009). Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate. Se ne trovano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina. A Roma, poi, secondo la testimonianza di Giovanni Diacono (Vita, IV,89), s. Gregorio Magno, quando ancora era monaco, amava recarsi a pregare nell’oratorio di S. Barbara. Il testo, però, ha valore solo per il IX sec.; comunque, è certo che in questo secolo erano stati costruiti oratori in onore di B., dei quali fa testimonianza il Liber Pontificalis (ed. L. Duchesne, II, pp. 50, 116) nelle biografie di Stefano IV (816-17) e Leone IV (847-55).
Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato “Santa Barbara”.
La festa di Barbara è celebrata il 4 dicembre.

venerdì 18 aprile 2008

I tre alberi

Un racconto pasquale che mi è arrivato (un po' in ritardo) con una mail da una mia amica.
Mi è piaciuto molto e voglio riproporvelo, anche perché il messaggio di questo racconto vale in ogni momento.
Spero che piaccia anche a voi.
L'autore è ignoto.


C’erano una volta, su una montagna, tre alberi che sognavano e speravano.

Il primo disse: «Io vorrei essere un baule pieno di tesori, oro e pietre preziose. Così tutto il mondo potrebbe vedere la mia bellezza».

Il secondo albero esclamò: «Un giorno io sarò un battello solido e potente, trasporterò re e regine per tutti i mari del mondo. Tutti si sentiranno al sicuro a bordo».

Il terzo albero disse: «Io voglio diventare l’albero più grande e più forte della foresta. La gente vedrò la mia cima dalla collina, e penseranno al cielo e a Dio; sarò l’albero più alto di tutti i tempi e nessuno si scorderà di me».

I tre alberi sognarono per diversi anni sperando che i loro sogni si avverassero. Un bel giorno arrivarono tre boscaioli.

Uno di loro s’avvicinò al primo albero e disse: «Questo albero mi sembra solido, lo potrei vendere al falegname».

Il boscaiolo tagliò l’albero, e l’albero si sentì felice di essere stato tagliato pensando che il falegname l’avrebbe trasformato in un baule.

Il secondo boscaiolo vedendo il secondo albero disse: «Questo albero sembra forte e solido, venderò il legno ai costruttori di battelli».

Il secondo era felice all’idea che tra breve avrebbe cominciato la sua carriera sugli oceani.

Quando i boscaioli s’avvicinarono al terzo albero, quest’ultimo si spaventò, sapeva che se lo tagliavano, tutti i suoi sogni di grandezza sarebbero svaniti.

Uno dei boscaioli disse: «non ho bisogno di un albero speciale, questo andrà bene». E il terzo albero fu tagliato.

Quando il primo albero arrivò dal falegname, fu trasformato in una semplice mangiatoia per animali. La mangiatoia fu messa in una stalla e riempita di fieno. Non era proprio la risposta al suo desiderio...

Il secondo albero che sognava di trasportare re e regine per gli oceani, fu trasformato in una barca da pesca. I suoi sogni svanirono.

Il terzo albero fu tagliato in pezzi di legno e abbandonato in un angolo.

Gli anni passarono e i tre alberi dimenticarono i loro sogni.

Un bel giorno, un uomo e una donna arrivarono alla stalla. La donna fece nascere suo figlio nella stalla e mise il bambino nella mangiatoia che era stata fabbricata con il legno del primo albero. L’uomo avrebbe voluto offrire una culla al bambino, ma la mangiatoia andava bene. L’albero comprese allora l’importanza dell’evento che stava vivendo e capì che conteneva il tesoro più prezioso di tutti i tempi.

Anni più tardi un gruppo di uomini salì sulla barca di pescatori fabbricata con il legno del secondo albero; uno degli uomini, stanco, si addormentò. Una tempesta si alzò e l’albero pensò di non essere abbastanza forte per portare il suo equipaggio in mezzo alla tempesta. Gli uomini allora svegliarono quello che si era addormentato.

Questi si alzò e disse: «Pace» e la tempesta cessò. In quel momento l’albero capì di aver trasportato il Re dei Re.

Infine, qualcuno andò a prendere i pezzi del terzo albero dimenticato in un angolo, il legno fu trasportato per le strade, mentre l’uomo che lo portava veniva insultato dalla folla. L’uomo fu inchiodato ai pezzi di legno, elevato a croce, e morì in cima ad una collina. Quando arrivò la domenica, l’albero realizzò di essere stato così forte da tenersi in cima alla collina e essere vicino a Dio. Gesù era stato crocifisso sul suo legno...

Ciascuno dei tre alberi ebbe quello che aveva sognato, in modo diverso da quello che avevano immaginato.

Non sappiamo mai quali sono i disegni di Dio per noi..

mercoledì 2 aprile 2008

Giovanni Paolo II


Oggi ricorre il terzo anniversario dalla morte di papa Giovanni Paolo II.
Voglio ricordarlo con le sue parole, un inno alla vita da lui scritto.

La vita è dono meraviglioso di Dio e nessuno ne è padrone, l'aborto e l'eutanasia sono tremendi crimini contro la dignità dell'uomo, la droga è rinuncia irresponsabile alla bellezza della vita, la pornografia è impoverimento e inaridimento del cuore. La malattia e la sofferenza non sono castighi ma occasioni per entrare nel cuore del mistero dell'uomo; nel malato, nell'handicappato, nel bambino e nell'anziano, nell'adolescente e nel giovane, nell'adulto e in ogni persona, brilla l'immagine di Dio. La vita è un dono delicato, degno di rispetto assoluto: Dio non guarda all'apparenza ma al cuore; la vita segnata dalla Croce e dalla sofferenza merita ancora più attenzione, cura e tenerezza. Ecco la vera giovinezza: è fuoco che separa le scorie del male dalla bellezza e dalla dignità delle cose e delle persone; è fuoco che riscalda di entusiasmo l'aridità del mondo; è fuoco d'amore che infonde fiducia ed invita alla gioia.

giovedì 20 marzo 2008

Buona Pasqua


per questo post ho scelto l'immagine della Sindone; siamo nel vivo della Settimana Santa, il momento più importante per i cristiani. Questa settimana culminerà, nella notte di sabato con l'annuncio della resurrezione. Resurrezione che passa attraverso questa immagine, simbolo delle sofferenze del Maestro, del suo amore per noi ma soprattutto simbolo di speranza e di redenzione.
Ogni volta che mi soffermo a guardarla, quest'immagine mi appare sempre più misteriosa.
Nel mistero della Pasqua e nel mistero della Sindone voglio augurarvi buona Pasqua e voglio farlo con le parole che mi sono state inviate da un'amica.
Il messaggio racchiuso in queste parole è che la Pasqua è e sarà sempre un'occasione dove l'amore, la pace e la serenità si uniscono in nome del Maestro.

Gesù risorge anche oggi.

Credevo che avessero ucciso Gesù,

e oggi l’ho visto dare un bacio a un lebbroso.


Credevo che avessero cancellato il suo nome
,
e oggi l’ho sentito sulle labbra di un bambino.


Credevo che avessero crocefisso le sue mani pietose,

e oggi l’ho visto medicare una ferita.

Credevo che avessero trafitto i suoi piedi,

e oggi l’ho visto camminare sulle strade dei poveri.


Credevo che l’avessero ammazzato una seconda volta con le bombe,

e oggi l’ho sentito parlare di pace.


Credevo che avessero soffocato la sua voce fraterna,

e oggi l’ho sentito dire: “Perché, fratello?” a uno che picchiava.


Credevo che Gesù fosse morto nel cuore degli uomini e seppellito nella dimenticanza, ma ho capito che Gesù risorge anche oggi ogni volta che un uomo ha pietà di un altro uomo.
( L. Cammaroto)

martedì 18 marzo 2008

Touch the sky


Un interessante pensiero di Claudio, il nostro direttore artistico, sulla settimana santa che stiamo vivendo e su un progetto che stiamo portando avanti con l'Arts Academy Choir.

All’avvicinarsi della Settimana Santa ho sentito il bisogno di scrivere un mio pensiero meditativo sul Vangelo di quest’ultima domenica di Quaresima “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra”.

È la grandezza e modernità del messaggio evangelico, che mostra l’atteggiamento di Gesù davanti al peccato e al peccatore: distrugge il peccato, ma salva il peccatore.
Nessuno di noi ha licenza di condannare nessuno, per una ragione molto semplice: siamo tutti peccatori; nessuno di noi può lanciare la pietra di condanna.

Egli si è fatto solidale con tutti gli uomini ed ora tocca a noi essere solidali con Lui. Forse nel mondo di oggi dobbiamo imparare ad approfondire il significato concreto del “prendere la Croce di Cristo”.
Preferir soffrire ingiustamente piuttosto che collaborare con l’ingiustizia; condividere solidalmente la sofferenza dei bisognosi; accettare le conseguenze dolorose di una ferma difesa della giustizia, della verità e della libertà; perché difendere...

"Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro".
Quello che Gesù condanna è di stabilire per conto proprio, qual è la vera giustizia e disprezzare gli altri, negando loro perfino la possibilità di cambiare.
È significativo il modo in cui Luca introduce la parabola del fariseo e del pubblicano: "Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri" (Lc 18,9). Gesù era più severo verso coloro che, sprezzanti, condannavano i peccatori, che verso i peccatori stessi.

Tenevo a questi pochi passi del Vangelo per spiegare e rendere partecipe chiunque di voi legga questo scritto, il progetto relazionato e l’esperienza di vita che ho iniziato qualche settimana fa.
S’intitola “TOUCH THE SKY” ed è un progetto musicale a favore dei detenuti ospiti della “Casa circondariale della Spezia”.
Con il presente progetto, io in prima persona e l’ “Arts Academy Choir” in ossequio ai principi che hanno ispirato la sua formazione, grazie alla musica, al significato vero e profondo che trasmette, cerchiamo e tentiamo di perseguire il miglioramento della vita sociale e culturale di categorie di individui più emarginati e forse dimenticati dalla società.
Grazie al valore universale del linguaggio musicale, la realizzazione del presente progetto sarà un’esperienza di grande valore umano e sociale, un’occasione non solo di svago e di serenità ma di arricchimento, un bagaglio di esperienza utile per un proficuo re-inserimento sociale delle persone, che oggi vivono situazioni di emarginazione e isolamento.
Il progetto sarà attuato dall’Associazione no profit “Arts Academy Choir” in partenariato con la struttura detentiva “Casa Circondariale della Spezia”, con il supporto dei servizi sociali e gli educatori. operanti all’interno della struttura medesima; verrà svolto continuativamente per la durata di 8 / 10 mesi e darà vita alla creazione di progetto articolato in più fasi da svolgersi a lungo termine.
Il progetto in più fasi: comprende:
  • la formazione di un gruppo di cantori composto dai detenuti della “Casa circondariale della Spezia”;
  • una serie di lezioni – seminario da svolgere in collaborazione con gli assistenti sociali ed educatori che operano all’interno della struttura detentiva, in cui si affronterà la lettura, la storia e l’evoluzione della musica dallo spiritual al gospel fino ai nostri giorni, nonché l’approfondimento dei testi e del loro significato;
  • lezioni di musica corale, durante le quali verrà dato ampio spazio alla cura e l’impostazione vocale, allo studio della tecnica musicale afro-americana e dell’apprendimento dell’arte scenica e dei suoi movimenti, da svolgersi anche con l’intervento di personale docente specializzato a seconda delle tematiche affrontate;
  • una serie di prove con il gruppo corale dei detenuti, svolte insieme ai miei coristi dell’Arts Academy, supportate dall’accompagnamento strumentale della sua band “Jazz Academy” composta da: tromba, basso, batteria tastiera e hammond.
Le lezioni, oltre all’apprendimento dei testi, potranno prevedere momenti di question-time e di interscambio multidisciplinare.
Questa fase progettuale ha lo scopo di preparare un vasto repertorio musicale, che va dagli antichi spiritual cantati “a cappella” senza accompagnamento musicale, fino agli arrangiamenti musicali del gospel moderno e delle sue influenze jazz.
Il progetto potrà concludersi con un concerto finale del gruppo corale dei detenuti eseguito in un teatro, supportato dal Coro dell’Arts Academy e con la partecipazione straordinaria di un’ospite di eccezione.

E’ indubbio che il progetto così come svolto, getterà le base per una formazione di un gruppo corale stabile formato da detenuti, che con la sua presenza, potrà affiancare in diverse occasioni l’Arts Academy Choir nei concerti o durante le registrazioni in sala incisione.
Credo sia doveroso ringraziare i miei coristi per il pieno appoggio solidale a tale iniziativa e per la sensibilità che mi hanno dimostrato; l’aver compreso all’unanimità che il periodo di detenzione non deve essere visto e giudicato come un periodo dove chi ha commesso dei crimini debba essere rinchiuso, abbandonato a se stesso e dimenticato dalla società, ma reso partecipe della sua pena per cercare, tentare e trovare la via giusta della redenzione.
E’ giusto che il detenuto debba scontare per intero la sua pena, senza sconti o favoritismi, ma deve trovare nella detenzione una nuova fonte di redenzione e salvezza senza sentirsi un individuo finito.
C’è bisogno di leggi precise, ferme, di una giustizia veloce e senza sconti. Ma le pene detentive devono tendere al reinserimento sociale dei detenuti, devono lasciare loro una speranza che durante e dopo il carcere esista ancora qualcosa; qualcosa che non sia soltanto scontare una pena.
Mi preme inoltre ringraziare i musicisti della “Jazz Academy” che, nonostante i loro numerosi impegni, mi hanno sin da subito dimostrato grande entusiasmo per l’iniziativa, confermandomi la loro incondizionata disponibilità.

E’ doveroso un particolare ringraziamento alla Direttrice della Casa Circondariale della Spezia Dott.ssa Biggi Cristina e all’educatrice della struttura Dott.ssa Licia Vanni, che hanno accolto l’idea progettuale con grande entusiasmo, rendendosi disponibili alla realizzazione del progetto “Touch the sky”, comprendendone a fondo l’utilità sociale.
Inoltre, un particolare ringraziamento va alla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, che con grande sensibilità e attenzione, contribuisce alla realizzazione di progetti e iniziative filantropiche, di assistenza e beneficenza a favore delle categorie sociali più deboli, tramite l’appoggio ad associazioni ed enti che senza finalità di lucro, svolgono opera meritoria nella promozione e nello sviluppo della comunità locale.

Il mio scopo e quello dell’Arts Academy non è quello di avere la presunzione di essere dei “salvatori di anime” ma è solo quello di tentare di far comprendere ai detenuti, che tramite la musica o qualsiasi altra forma d’arte, può esistere una via di salvezza per uscire dal tunnel dell’emarginazione e ritrovare il sorriso, toccando il cielo liberi non solo fuori ma anche dentro di sé.

giovedì 21 febbraio 2008

La guerra interiore

La guerra interiore

Posa la tua gota un istante su questa guancia ebbra.
Fammi dimenticare la guerra e la ferocia in me.
Ho in mano queste monete d'argento:
dammi il tuo vino di luce dorata.
Tu hai schiuso le sette porte del ciel,
ora posa la tua mano unifica sul mio cuore serrato.
Tutto ciò che ho da offrire è questa illusione: me stesso.
Dagli un soprannome, ché almeno questo sia reale.
Solo tu puoi rinsaldare ciò che tu hai spezzato:
aiuta il mio cuore spezzato.
Non chiedo dolci di pistacchio,
ma il tuo amore eterno.
Cinquanta volte ho detto:
"cuore, lascia la caccia e salta in questa rete".

Mevlana Jalaluddin Rumi

mercoledì 31 ottobre 2007

Memoria

Per ricordare i prossimi giorni ho inserito anche due video molto diversi tra loro che, però, a parer mio, trasmettono la stesso messaggio: il messaggio del Gospel.

Santi e defunti

Nei prossimi giorni sarà la ricorrenza dei Santi e dei defunti.
I post che ho inserito in questi ultimi tre giorni vogliono essere uno spunto di riflessione per far si che in questi giorni possiamo sentire ancora più vicini a noi i nostri cari defunti, i nostri Santi.

"L'amore supera la morte e la morte non fa più paura per chi ama"


Buona festa a tutti.

P.S. molto probabilmente per un po' di giorni non riuscirò ad aggiornare il blog; vedrò di rifarmi aggiornandovi con le novità del coro ed i prossimi appuntamenti.

martedì 30 ottobre 2007

Filippesi

La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.

Dalla lettera ai Filippesi, cap.3.

Ho inserito questo post poiché si stanno avvicinando le ricorrenze dei defunti e dei santi.

lunedì 29 ottobre 2007

L'infinito


Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Questo testo è tratto dalla "Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria", vol. 3, di Mario Pazzaglia. Ed. Zanichelli
Prima edizione, marzo 1979.

L'immagine all'inizio del post, invece, è il secondo autografo de "l'infinito" (conservato all'archivio comunale di Visso)

Penso che non occorrano commenti... anche se le vostre impressioni mi fanno sempre piacere.

giovedì 31 maggio 2007

La locanda


Oggi voglio cominciare con una poesia; una poesia che, a mio parere, oltre ad essere molto bella, ha un significato profondo.
L'autore è Rumi, un mistico persiano di cui parlerò in un altro post.

LA LOCANDA

Questo essere umano è una locanda.
Ogni mattina un nuovo arrivo.

Una gioia, una depressione, una meschinità
una momentanea consapevolezza arriva
come un visitatore inaspettato.

Accoglili e intrattienili tutti!
Anche se con loro arrivano in folla i dispiaceri,
anche se con violenza
portano via tutti i mobili di casa vostra
trattate ugualmente ogni ospite con rispetto.
Potrebbe far spazio in voi
a qualche nuova gioia.

Accogliete sulla porta, con un sorriso,
i pensieri cupi, la vergogna, la malizia,
e invitateli a entrare.

Siate grati per chiunque arrivi,
perché tutti vi sono stati mandati
come guide dall’aldilà.

(Rumi)