lunedì 29 ottobre 2007

L'infinito


Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Questo testo è tratto dalla "Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria", vol. 3, di Mario Pazzaglia. Ed. Zanichelli
Prima edizione, marzo 1979.

L'immagine all'inizio del post, invece, è il secondo autografo de "l'infinito" (conservato all'archivio comunale di Visso)

Penso che non occorrano commenti... anche se le vostre impressioni mi fanno sempre piacere.

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