martedì 15 aprile 2008

Il mio tempo verrà


Una riflessione di Claudio su un concerto a cui ha partecipato....

“Meine Zeit wird kommen." “Il mio tempo verrà."
(Gustav Mahler)

Caro Mahler il tuo tempo è arrivato davvero.
Non si può non scrivere, non si può non ricordare il flusso di emozioni e sensazioni musicali forti, vissute durante lo scorrere della la tua vita terrena, non si può non condividerle con chi non ti era vicino e non ha avuto l’occasione di provarle.
Lo scorso venerdì - 4 aprile, ho assistito a un miracolo musicale e artistico indescrivibile.
Ho accettato con grande piacere l’invito del mio caro amico Paolo Tonelli, compositore e musicista dal gusto raffinato e signorile, per andare ad ascoltare un concerto a Parma nell’auditorium N. Paganini.
Edificato su ciò che restava della vecchia struttura muraria dello Zuccherificio Eridania, il nuovo Auditorium cittadino, opera dell'arch. Renzo Piano, si mostra come mirabile opera di congiunzione tra passato e futuro, tra due epoche ormai davvero distanti.
Si esibiva l’ORCHESTRE PHILHARMONIQUE DU LUXEMBOURG diretta da EMMANUEL KRIVINE, il pianista solista: RUDOLF BUCHBINDER e il Soprano: SALLY MATTHEWS.
Al momento di entrare in teatro, guardo il biglietto che Paolo mi aveva assegnato e scopro con grande stupore di essere seduto in prima fila, a lato destro del direttore d’orchestra.
I musicisti impeccabili (in maggioranza giovani) entrano, prendono posto, entra il direttore e la musica ha inizio.
Il primo tempo comprendeva un programma interamente dedicato a Beethoven con l’Ouverture EGMOND e il concerto N.3 op 37 per piano e orchestra.
Già dalle prime note ho provato una forte emozione nel sentire quanta energia e suono intenso e caldo l’orchestra riusciva a trasmettere.
Anche se il tempo era leggermente lento rispetto alle innumerevoli volte che l’ho ascoltata e studiata, la drammaticità scritta per l’omonima tragedia di Goethe e la musica in fa minore scritta da Beethoven, cupa e intrisa di un senso di fatalità, con la breve introduzione rivela un mondo pieno di conflitti eroici impregnati da una grande energica volontà combattiva e rende visibile la lucentezza e il suono insuperabile di questa meravigliosa orchestra.
Non mi sono perso un solo attimo dei gesti e degli sguardi che il direttore comunicava ai musicisti e il tempo si è fermato.
Nooo! Il tempo della musica continuava perfettamente ma il tempo, quello reale della nostra vita anzi della mia, si era fermato, perché in quel preciso momento qualsiasi altro pensiero non riusciva a entrare nella mia mente. Non riusciva a trovare un posticino per intrufolarsi.
La Musica aveva assorbito tutto me stesso da ogni parte e riuscivo solo a notare i fogli delle partiture, che tutti scarabocchiati di rosso, giravano per volontà del direttore. E io ascoltavo pietrificato.
A Paolo, più tardi confidai che in questi momenti quando la musica inizia e ti senti coinvolto ed emozionato, il duende (poi di questo parleremo un’altra volta) è arrivato, senti una vibrazione per tutto il tuo corpo e la tua mente rifiuta ogni tipo di provocazione terrena: fame, sete, andare in bagno, lavoro, malesseri vari…. Tutto scompare per incanto.
Il Concerto per pianoforte N.3 mi ha riportato molto indietro nel tempo, al ricordo di una registrazione storica di Sviatolsav Richter, pianista russo, un mito, una leggenda del pianismo del ‘900, che ho scoperto quando avevo 17 anni e ho ascoltato su un vecchio stereo in un vinile.
Rudolf Buchbinder ha suonato impeccabilmente, senza la minima sbavatura e con fare spiritoso. Assomigliava molto ad un altro grande pianista: Fredrich Gulda, sia nel muovere i piedi che nel sostenere e essere un tutt’uno con l’orchestra.
Gli attacchi erano impeccabili, la loro precisione impauriva.
Il direttore era concentratissimo e non ha perso di vista nessun orchestrale, lanciando occhiate precise e sorrisi per incoraggiare i musicisti.
Devo ammettere che l’influenza di Mozart è ancora molto visibile nella partitura di Beethoven e chissà quante grandi difficoltà e conflitti interni patì, per arrivare ad evolvere la sua musica fino a giungere ad un perfezionismo e stile ineguagliabili, come poi ha trovato nel 4° e 5° concerto per piano e orchestra.
E poi, dopo l’intervallo in cui sono riuscito solo ad alzarmi dalla poltrona e a risedermi subito come se qualcuno potesse rubarmela……è arrivato lui
GUSTAV MAHLER, compositore sublime che adoro immensamente.
Mahler è considerato dalla critica un post romantico, come colui che insieme a pochi altri, aprì le porte alla musica moderna, ma la musica di Mahler si colloca tra il classico e il moderno, risultando abbastanza personale da non poter essere etichettata e racchiusa in uno di questi due stili!
La quarta sinfonia è quasi un omaggio ai grandi maestri del passato, che lo hanno preceduto e influenzato.
Infatti, nel primo movimento si notano l’influenza di parecchi compositori, come per esempio W. A. Mozart e Schubert; anche l'orchestra che viene usata è dotata di un organico limitato e strumenti più "tradizionali", mentre le orchestre usate da Mahler erano famose per la loro grandezza e per gli innumerevoli strumenti impiegati.
Nei toni di questa sinfonia riecheggiano situazioni e sentimenti idilliaci e pastorali, come la sesta di Beethoven. E sembra che Mahler con questa sinfonia abbia voluto creare un'oasi di calma e tranquillità, a confronto invece dei momenti travagliati, della sofferenza e della poca serenità che troveremo nella sinfonia successiva, la Quinta, che tematicamente è legata a questa Quarta.
In questa sinfonia siamo in presenza di paesaggi idilliaci, si pensa alla vita, alla natura e anche alla passione, anche se da lontano cominciamo a intravedere quelle nubi e a ad udire gli echi di quel disagio interiore che si manifesta poi nella prossima sinfonia!
Già dal primo movimento, nella parte centrale si ha netta la concezione della musica moderna di Mahler e dell’uso che viene fatto della strumentazione.
Nel secondo movimento colpisce terribilmente l’evocazione che viene eseguita dal primo violino, quasi una danza sensuale.
Ma il terzo movimento “Poco Adagio” è a mio avviso una delle pagine più emozionanti della musica di G. Mahler. Consiglio vivamente di ascoltare anche l’adagio della Quinta perché per comprendere questa sublime pagina sinfonica della Quarta, si deve ascoltare anche l’adagio della Quinta che ne rappresenta la continuazione.
Triste Passione tormentata da ricordi bui e malinconici, echeggia nelle note sentite in un movimento che inizia con molta calma, per esprimere il suo disagio e la sua crisi esistenziale, il suo stato d’animo confuso e poi ritrovare pace e serenità.
All’inizio del Quarto movimento, oltre aver ripreso il tema del primo movimento, come per incanto è apparsa sul palco una ragazza dai capelli corti bionda, giovanissima, SALLY MATTHEWS, che ha cantato con la voce da soprano a volte molto leggera e bianca a volte calda rotonda e potente il lied tratto dal ciclo "Das Knaben Wunderhorn", in cui si descrivono le gioie del paradiso fino ad arrivare a spegnere piano piano la musica.
Quando la musica finisce esiste un piccolo momento di silenzio tra il finale pianissimo della sinfonia e l’inizio degli applausi… è in quel momento che ti accorgi di essere ritornato alla realtà e fino ad allora, hai coscienza di essere stato per due ore e mezza compagno di sogni di Beethoven e Mahler.
Gli applausi ti riportano al mondo reale, dove la musica finisce e rimane solo il riconoscimento e la gratitudine verso l’arte di questi due grandi autori e verso quel centinaio di musicisti che ci hanno fatto sognare ed emozionare con il loro talento.


Battuta finale: se fossi un politico varerei una legge con multe severissime che vieti di parlare durante i concerti, alzarsi subito e uscire appena la musica finisce.
Mi riferisco alle due signorine ma di età avanzata sedute accanto a me.
Come si sentirebbe un ospite invitato a cena in casa di amici e appena terminato di assaporare la frutta venisse messo gentilmente alla porta.?
Quello che da vita e coraggio ad un musicista è sapere che il pubblico gli è vicino, sentirsi incoraggiato e sostenuto per il lavoro svolto, lo studio e la fatica nell’interpretare l’opera musicale.
Credetemi…….5 minuti di applausi sono stati veramente pochi, per il risultato e le emozioni ricevute.

1 commento:

Anonimo ha detto...

attenti non sono sparito ma solo censurato....... avrei voglia di stuzzicarvi un po ma per ora lascio perdere .... a presto!!!! ehi barbone non avvisare subito il nostro capo dicendo emilio ha scritto sul sito...ciao a tutti